La preghiera ostacolata!
QUOTIDIANITA' E VITA
La preghiera ostacolata!
20 Luglio 2014 |
di Egidio Chiarella |
Nella settimana scorsa mi ha colpito in modo particolare un articolo dell’Avvenire, che in questi giorni si sta occupando di una vicenda singolare, ma molto bella e positiva, almeno per chi crede! Don Oreste Benzi, sacerdote molto impegnato nel mondo del sociale a favore dei più deboli, è stato fondatore, circa venti anni fa, di una solida associazione di volontari, denominata “Comunità papa Giovanni XXIII”. Con essa è partito un progetto che sta avendo risultati abbastanza lusinghieri e che forse oggi comincia a disturbare qualcuno. In molti, con amore e piena gratuità, si dedicano alla preghiera davanti agli ospedali di tutto il Paese, dove sono ricoverate donne che intendono abortire.
Si prega per circa un quarto d’ora in pubblico davanti ai luoghi di cura. Lo si fa in disparte, senza tanto clamore. È così ogni settimana alle 7 del mattino, d’estate e inverno, col caldo e con la neve. Chi aderisce è spinto dal bisogno di stare cristianamente dalla parte delle donne, che abortiscono in quanto lasciate sole. Una solitudine a volte profonda, radicata nella povertà sociale, ma in alcune occasioni violenta, perché generata da minacce di un compagno o di un familiare. I volontari di Don Benzi diventano così un ormeggio di protezione, per chi non ha più un sorriso con cui condividere un attimo di tenerezza. Chi si rivolge a loro avrà, senza nessun onere a suo carico, cure, protezione, consigli, per superare il dramma dell’aborto e riprendere il cammino.
Sono ormai decenni che questo apostolato continua in punta di piedi, senza chiedere nulla, senza protestare contro qualcuno, in un angolo, con il rosario tra le mani e la mente rivolta al cielo, dove chiedere protezione per delle mancate mamme, doppiamente ferite. La preghiera aiuta, libera, salva. Leggiamo in Matteo: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro". Pare comunque, da qualche settimana, che anche questo chiaro invito del vangelo, nell’ Italia libera e democratica, venga messo in discussione.
È ormai fatto acquisito che da diversi giorni un manipolo di contestatori, uomini e donne, si dà appuntamento davanti all’ospedale Sant’Orsola di Bologna e aggredisce il gruppo in preghiera, solitamente formato da 50/60 persone. Lo fa insultando e cercando di impedire la recita del Santo Rosario. Scene d’altri tempi, ma fotografia di un degrado morale che spero non faccia ancora passi in avanti. I volontari della comunità Emiliana, pregando, non fanno altro che amplificare le parole di Papa Francesco riportate nella Evangelii Gaudium: “…la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano”.
Un’aggressione, quella appena raccontata, che ha avuto però una risposta ferma nelle parole di Giovanni Paolo Ramonda, successore di don Benzi: “Abbiamo deciso che non avremo più un giorno fisso ma settimana per settimana cambieremo, perché non vogliamo assolutamente andare a uno scontro su un’iniziativa che a Bologna portiamo avanti da 15 anni, senza mai aver avuto problemi, nel rispetto delle norme, con la questura sempre al corrente della nostra preghiera. Sia chiaro che noi continueremo: pregheremo in pubblico davanti agli ospedali come facciamo da anni, perché noi siamo dalla parte delle donne, che abortiscono in quanto lasciate sole”. Ogni cristiano penso che non faccia fatica a sperare che l’iniziativa vada avanti e cresca sempre di più! Auguri e buon lavoro!
ò e non deve fermarsi!
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