Prendete il mio giogo sopra di voi…
Riflessioni Varie sulla Parola
Prendete il mio giogo sopra di voi…
Sul Vangelo di Matteo (Mt 11,25-30)
6 Luglio 2014 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
Il vangelo di oggi si apre con una preghiera di lode e di ringraziamento che Gesù rivolge a Dio Padre per il singolare privilegio che offre ai piccoli di conoscere e comprendere le realtà celesti. Questa grazia è concessa da Dio per mezzo dei Gesù. Pertanto è dono reciproco del Padre e del Figlio.
Nel vangelo di Matteo, il termine "piccoli" a volte indica i bambini, altre volte indicano le fasce escluse della società. Gesù è il "piccolo" per eccellenza del Vangelo: nasce da povera gente, in una stalla, ha sperimentato assieme alla sua famiglia il dramma della condizione di rifugiato, di esiliato. I piccoli sono i santi, coloro che hanno ricevuto da Dio doni speciali non per i loro meriti, ma per il profondo desiderio di conoscere, amare, seguire il Signore, coloro che hanno accolto e messo in pratica la Parola del Signore. I piccoli non necessariamente sono gli ignoranti ma uomini e donne dotti e sapienti nella fede, illuminati dalla grazia di Dio. Gesù, pur essendo il Maestro, è quel piccolo seme di senapa di cui si parla nel Vangelo, quel chicco di grano che racchiude in sé la conoscenza profonda di Dio. L’umiltà e la mitezza fanno di Gesù un dotto e un sapiente. Attraverso di esse, Egli, ha mostrato la vera identità di Dio: l’Amore Misericordioso.
"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, ed io vi darò ristoro".
Gesù, oggi dice a me, a te di andare unicamente da Lui, non dai maghi per avere ristoro nella vita, dalle varie delusioni, stanchezze, tradimenti. Lui è l’acqua viva, il pane vivo, vero cibo, vera bevanda. Solo muovendoci verso di Lui, solo compiendo questa inversione di marcia verso di Lui riusciremo a trovare ristoro e pace. La conversione genera il ristoro. Notate, Gesù non ci dice subito di prendere il suo giogo, ma prima di andare verso di Lui. L’andare verso Gesù è condizione per prendere il suo "giogo", imparare la sua mitezza e umiltà e trovare ristoro.
"Prendete il mio giogo sopra di voi…"
Qual è il giogo di Gesù?
Fare la volontà del Padre suo. «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). E’ la volontà del Padre che guida Gesù a camminare a passo spedito per realizzare la sua missione sulla terra: salvare l’uomo dal peccato e dalla morte.
Gesù, pur essendo Figlio di Dio, ha preso su di sé il giogo della nostra umanità: nascita, crescita, sofferenza e morte. Nel vangelo si legge: «Stava loro sottomesso» (Lc 2,51). Lui, «imparò l’obbedienza dalle cose che patì», dirà san Paolo. (Eb 5, 8-9). Questa sua completa "sottomissione" alla condizione umana raggiungerà il culmine sulla croce. La croce è stata il giogo di Cristo, essa è sapienza e potenza di Dio. «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24).
Il giogo di Gesù è dolce perché sono i comandamenti che ci ha lasciato per vivere in armonia con Dio e con il prossimo, è la stessa Sua Parola: «Oh, come sono dolci le tue parole al mio palato!
Sono più dolci del miele alla mia bocca». (Salmo. 109). Pendere su di sé il giogo di Gesù, significa assumere la stessa condotta, tenere lo stesso passo di Gesù così come fanno i buoi sotto "la costrizione" del giogo; significa soprattutto cibarsi dell’Eucarestia. La parola "prendete" abbiamo modo ascoltarla tutte le domeniche a messa, quando durante la consacrazione il sacerdote dice: «prendete e mangiate tutti questo è il mio Corpo, prendete e bevetene tutti questo è il mio Sangue».
"Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro…".
Nel momento in cui io adotto lo stesso passo, lo stesso stile di Gesù, mi cibo di Lui, non devo mai tralasciare, allontanarmi dalla sua Parola che m’istruisce. La sua persona m’istruisce, il suo esempio. Cristo s’impara imparandone il cuore, cioè il modo di amare. Gesù non è l’uomo dall’umore variabile ma l’uomo che rimane sempre lo stesso. Chi sono i miti e gli umili? Coloro che non amano l’arroganza, la violenza, ma sono in pace con se stessi e con gli altri, creature in pace, che diffondono attorno a sé un senso di serenità e la nostra vita si rinfranca stando accanto a loro. Gesù, qui parla di mitezza e umiltà di cuore perché è quella vera che non si fa vedere, non si mette in mostra, ma si vive in modo autentico nascosto dagli occhi umani.
Gesù ci invita, pertanto, ad andare da Lui per assumere Lui nella nostra vita come guida, dottrina e sapienza. Lui è il nostro giogo. Per realizzare tutto questo occorre farsi piccoli, cioè umili, mettere da parte la nostra autosufficienza, conciliare fede e ragione e credere che Gesù sia il Figlio di Dio, Colui proviene dal seno del Padre.
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