Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini
Riflessioni Varie sulla Parola
Trascurando il comandamento di Dio,
voi osservate la tradizione degli uomini
Sul Vangelo di Marco (Mc 7,1-8.14-15.21-23)
30 Agosto 2015 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
La Parola del Vangelo di questa ventiduesima settimana del tempo ordinario vuole ristabilire quell’equilibrio e quella serietà che deve regnare nel nostro rapporto di fede con Dio
La fede è un abbandono fiducioso alla Misericordia di Dio, un dialogo intessuto in quella profonda libertà che si chiama preghiera che utilizziamo per rapportarci con autenticità con Lui.
La fede è una relazione aperta con il Signore, una relazione “innovatrice”, non una confezione o un’impacchettatura personalizzata. La fede non s’inscatola attraverso atti di pietà e in pratiche devozionali.
Oggi Gesù ci aiuta a usare la nostra ragione e intelligenza per liberare il nostro modo di pregare dal puro e meccanico devozionismo sterile, da forme esteriori e appariscenti di credenza che per quanto possono essere belle, sono destinate a scomparire subito dopo la loro manifestazione e portarci a perdere il senso profondo del nostro credere.
Il Vangelo è una parola che libera, che ripulisce la nostra relazione con Dio.
Nel Vangelo, infatti, Gesù cerca di educarci, anche attraverso l’uso della ragione, a ripensare al nostro modo di esprimere la fede.
Gesù è un educatore e un maestro innovatore nella fede e nel culto.
Lui stesso ci ha insegnato a pregare Dio Padre senza troppe “azioni” liturgiche con la bellissima preghiera del padre nostro. Questa preghiera è libera da legacci e da confezionamenti.
E’ quello che cerca di far comprendere ai farisei e agli scribi che erano venuti da Gerusalemme per osservare il modo con cui i discepoli di Gesù si rapportavano con le leggi e le tradizioni giudaiche.
Essi notano che non pregano alla loro stessa maniera prima di entrare in relazione con Dio.
Gesù, ci ha fatto capire che per entrare in relazione con Dio non servono tutte quelle “anticamere” rappresentate dall’osservanza di regole e usanze, ma occorre possedere un cuore libero, puro, sgombro da ogni genere d’immondizie.
Dio non desidera che facciamo tante “anticamere” per comunicare con Lui. Egli stesso entra in diretto contatto con noi perché ha eliminato ogni distanza, ogni barriera per mezzo di Gesù Cristo. Gesù è la nostra Via per comunicare con Dio.
Osservare il comandamento dell’amore verso il prossimo e verso Dio. Questa è l’unica e vera tradizione gradita agli occhi di Dio che occorre tramandare.
Molto spesso nelle nostre feste patronali si seguono alla lettera percorsi, recite di preghiere, e, guai se si modifica o si aggiunga altre cose alle proprie tradizioni. Perché è come se si colpisse, si attentasse il “monopolio” della fede, del dialogo con il santo o con il Signore o altri monopoli. Le tradizioni, le processioni e le pietà popolari ci aiutano, ci incoraggiano a pregare e a stare insieme, ma non devono diventare delle catene o schiavitù perché altrimenti paralizzano la nostra crescita nella fede e il modo esprimere la nostra lode verso il Signore.
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