“Ma voi, chi dite che io sia?”
Riflessioni Varie sulla Parola
“Ma voi, chi dite che io sia?”
Sul Vangelo di Matteo (Mt 16,13-19)
29 giugno 2014 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
Oggi la Chiesa celebra la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Due grandi pilastri della Chiesa che hanno testimoniato la loro fede in Gesù fino al martirio. Questi due apostoli sono detti "trombe d’argento" per la grande risonanza della loro predicazione.
Ognuno di noi può rivedersi in questi due grandi uomini, sentirsi un po’ Pietro e Paolo per il singolare cammino di conversione e di fede che li contraddistinse.
L’apostolo Pietro, oltre ad essere ricordato come il successore degli apostoli è ricordato come l’uomo che per tre volte, per "paura", dichiarò e spergiurò di non conoscere Gesù : «Non conosco quell’uomo di cui dite». (Mt 14,71). Al triplice rinnegamento seguì la sua triplice dichiarazione di amore: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo» (Gv 21,17).
L’apostolo Paolo, invece, è ricordato per il suo agguerrito odio iniziale contro i cristiani e la Chiesa, ma soprattutto per la sua meravigliosa conversione sulla via di Damasco che lo porterà, a essere tutto del Signore e a dire di se stesso: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
«Ma voi chi dite che io sia?», con questa domanda Gesù, oggi, ci invita a sostenere un profondo esame di coscienza.
Quando Gesù interroga i discepoli su cosa dice la gente su di lui, essi gli riferiscono solo critiche positive, lo paragonano a personaggi illustri, famosi: Giovanni Battista, Elia, Geremia.
Mezze verità da parte della gente oppure degli apostoli? Saremmo portati a dire che essi hanno incensato Gesù, riempito di belle parole. Quello che un po’ tutti siamo portati a fare dinanzi a una persona importante per adularla e ottenerne il favore. Dico questo perché, nella vita Gesù ha ricevuto anche numerose critiche negative da parte della gente. Alcuni l’hanno accusato di essere un beone, un mangione, uno che stava in compagnia dei peccatori, che si lasciava toccare da una prostituta, fino a essere accusato di essere pazzo e un bestemmiatore.
Gesù, non si lascia lusingare. Cambia la generalità degli interrogati, e si rivolge agli apostoli. Si rivolge a tutti noi perché desidera conoscere la nostra verità su di Lui: "Ma voi chi dite che io sia?" Quel "ma voi" fa la differenza nel giudizio di fede. Noi non siamo come la folla, gente anonima, ma cristiani aiutati a conoscere Gesù. I nostri genitori, nonni, catechisti ci hanno parlato di Lui. Fin da bambini ci hanno trasmesso la fede in Gesù. Pertanto, possiamo "dire" di Lui, non rimanere muti o tacere su di Lui.
Gli apostoli hanno avuto modo di stare con il Signore, di mangiare, camminare, dormire, fare esperienza. Essi, tuttavia, non rispondono prontamente alla sua domanda, ma tacciono. Perché? Era tanto difficile per loro esprimere un giudizio personale su di Lui? No, non era difficile, ma non potevano darlo in maniera esaustiva. Solo DIO Padre conosce il Figlio. Gesù dirà: «nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo» (Mt 11, 27). Infatti, dopo la bellissima professione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», Gesù specificherà: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli».
Se ancora oggi c’è tanta ignoranza su Gesù è perché mancano autentici apostoli, che come Pietro e Paolo si prodighino a farlo conoscere e amare in tutta la sua verità fino al costo della vita.
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