Pace a voi!
Riflessioni Varie sulla Parola
Pace a voi!
Sul Vangelo di Matteo (Mt 28,16-20)
8 giugno 2014 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
Oggi la Chiesa celebra la Solennità della Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti nel cenacolo. L’evangelista Giovanni nel descrivere l’evento focalizza alcuni particolari interessanti. Fa una sorta di relazione dello stato d’animo, fisico e spirituale della Chiesa nascente.
Gesù irrompe nella sera, in un luogo dalle porte chiuse, nel mezzo della paura di uomini soli e isolati. Non si parla di una sola porta ma di un numero imprecisato di porte. Queste porte ci rimandano alle "porte" dei nostri sensi. Io posso tenere chiusa la porta della vista quando vedo una situazione di necessità materiale e spirituale in cui versano i fratelli; posso tenere chiusa la porta dell’ascolto, quando rimango sordo alle richieste d’aiuto; posso tenere chiusa la porta della bocca quando ometto di dichiarare la verità o non desidero aprirmi al gusto della Parola di Dio; posso tenere chiusa la porta del tatto, quando tengo serrate le mani nel fare la carità; infine posso tenere chiusa la porta dell’olfatto, quando convivo in modo rassegnato al "fetore" di una misera situazione.
E tuttavia Gesù viene, per aprire i nostri sepolcri, per farci uscire dalle nostre tombe. Egli, si mette in mezzo: Lui è la porta attraverso la quale far uscire le nostre paure, pregiudizi e paralisi.
Gesù nell’entrare a porte chiuse rivolge un bellissimo saluto agli Apostoli: Pace a voi! Egli capisce subito che alla radice della paura dei suoi amici c’è la mancanza di pace. Subito dopo mostra le sue ferite, le quali si contrappongono alle porte chiuse del luogo. Queste ferite suscitano la gioia degli apostoli. Esse rappresentano le feritoie della gioia per l’uomo. «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24). Quelle ferite sono il segno della sua apertura coraggiosa, della sua totale donazione, della sua vittoria alla paura del mondo.
Gesù ripete nuovamente il saluto: pace a voi! Rinnovando tale saluto vuole fecondare il loro spirito, prepararli a ricevere lo Spirito santo. Gesù, sa perfettamente bene che in un cuore in cui non dimora la pace, che non è aperto al desiderio di perdono, lo Spirito Santo trova un ostacolo: la tua volontà, la tua libertà.
Gesù, dopo aver consegnato la pace, li invia: come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». L’essere mandati implica anche accettare di essere feriti, di essere rifiutati dal mondo come lo è stato lui, ma implica anche un aspetto positivo: essere dispensatori della grazia attraverso i sacramenti della Chiesa.
Gesù, infine, "soffia", manda su gli Apostoli lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è il respiro del Signore, l’alito vitale che è all’origine della nostra vita esistenziale e spirituale e, attraverso quel soffio dà un comando non facoltativo ma categorico: «A coloro che perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Il perdono dei peccati non è solamente una missione riservata ai preti, è un impegno affidato a tutti i credenti che hanno ricevuto lo Spirito. Il perdono non è un sentimento ma una decisione.
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