27 Luglio 2009
Riflessione sul Vangelo del Giorno
27 Luglio 2009 - Lunedì della XVI Settimana
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Riflessione su Mt 13,31-35
di Sac. Tommaso Boca
Gesù nel brano del Vangelo odierno parla del Regno di Dio. Egli incomincia il suo annunzio con una parabola, anzi con due parabole, e questo ha già un suo significato. Gesù ci vuole dire in questo modo una costante del Regno di Dio e poi altri due aspetti tra loro complementari.
La costante è che il Regno di Dio all’inizio è piccolo, piccolo come lo è il seme di senapa e come lo è il lievito rispetto alla farina. Il Regno, infatti, ha inizio con Gesù: anche i giusti dell’Antico Testamento, per entrare nel Regno, hanno dovuto aspettare la morte di Gesù e la glorificazione della sua anima.
Dunque il Regno è piccolo, ma, si dice nella parabola, è destinato a crescere e la crescita la possiamo effettivamente constatare ai nostri giorni: dal piccolo guppo dei discepoli di Gesù in Palestina, costituitosi Chiesa con la discesa dello Spirito Santo, oggi i cristiani sono diventati più di un miliardo.
Anche se, è necessario dirlo, c’è sempre una tensione in questo movimento di crescita: alcune volte non solo non si progredisce e ci si arresta, ma pure si arretra e, inoltre, mentre in una zona si arretra in un’altra si progredisce.
Capita pure che in alcune zone il cristianesimo sia scomparso: è da rilevare però che non solo la storia universale ha fatto il suo cammino, presentandoci la situazione attuale, ma pure quella dei singoli uomini, che hanno interagito con quella storia e in quella storia hanno aderito o meno al dono di salvezza loro concesso. E questo è dipeso pure dalla testimonianza, dal fermento che i cristiani di quel tempo hanno potuto donare.
Tornando alla prima parabola, sono stato colpito dagli elementi che compongono la sua scena che mi hanno suggerito un’ulteriore riflessione. Può darsi che non ci sia una corrispondenza nel pensiero di Gesù, ma mi piace pensare che ci fosse.
Si tratta comunque di una verità teologica, perché nel Vangelo si dice che chi fa la verità viene alla luce. La riflessione è questa: come gli uccelli amano la libertà e vanno a posarsi sugli alberi, così gli uomini amanti della vera libertà trovano la meta e il riparo all’ombra di Cristo e della sua Chiesa.
Per finire un accenno alla rivelazione in parabole, delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Gesù predica in modo comprensibile per ogni uomo di buona volontà, per ogni uomo disposto ad ascoltare. Riguardo alle cose nascoste si tratta del vangelo della salvezza. Al riguardo, come commento, riporto qui un brano della lettera di San Paolo Apostolo: “Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo” (Ef 3,4-6).
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