“Prima che io ti formassi … ti ho conosciuto”
Riflessioni Varie sulla Parola
“Prima che io ti formassi … ti ho conosciuto”
Sul Vangelo di Luca (Lc 4,21-30)
31 Gennnaio 2016 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
La vita che ognuno possiede è dono di Dio, per cui, è santa e sacra, inviolabile perché è di Dio.
Dio, oltre ad essere l’autore della vita, è l’”Intelligente”, Colui che prima di comunicarcela, sa "leggere" questa vita, perché Lui stesso è dentro questa vita.
La Sua conoscenza “anticipa” la Sua stessa vita che c’è partecipata.
In questa conoscenza è racchiusa già tutta la Sua Misericordia per noi, per tutto quello che diremo e faremo a causa della nostra natura e debolezza umana.
Da questo agire di Dio traspare tutta la Sua verità per noi: Dio dona la vita senza nessuna selezione e pregiudizio.
Pertanto, ogni nostro atto contro la vita è un attentato a Dio.
Da Dio abbiamo ricevuto non solo la Sua vita, la Sua elezione, ma soprattutto la più alta vocazione e missione, quella di essere profeti.
Il profeta è colui che è inviato da Dio per ricordare agli uomini la Sua Parola, e, per tale compito è reso coraggioso, forte e amico di Dio.
Essi combatteranno contro di te, ma non ti sopraffaranno, perché con te sono io, per salvarti” (Ger 1,19).
Il profeta è pensato da Dio prima ancora che esso nasca ed è inviato laddove attraverso la sua testimonianza può salvare la vita di altri uomini, strapparli da ogni corruzione e compromessi.
“Oggi ti stabilisco sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere, per edificare e per piantare” (Ger 1,10).
E’ sempre la vita che Dio tutela.
Dio manda uomini santi, cioè profeti, dappertutto, per educarci alla santità di vita.
In Gesù di Nazareth, il Profeta di Dio, abbiamo avuto modo di leggere e di conoscere la condotta di Dio, il suo agire santo.
La condotta utilizzata da Gesù è la carità.
San Tommaso diceva: «La prima carità che possiamo dare agli altri è la correzione».
Nella prima lettera ai Corinzi, è contenuto un vero inno alla carità, quella carità che deve mostrarsi nelle relazioni attraverso un comportamento misericordioso, sì, ma nello stesso tempo che educa i fratelli alla fede ricordando la verità, la Parola del Signore.
Come ci ricorda San Paolo: «Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato» (1Cor 13,11).
Il cristiano è l’uomo che ha abbandonato il peccato, è l’uomo cresciuto nella fede perché si è lasciato aiutare a capire cos’è e dov’è il bene e il male, cosa è giusto e cosa è sbagliato, è l'uomo che si è lasciato educare e correggere.
“Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt 30, 15).
Gesù, in questo, è il vero maestro, colui che si è scontrato con la mentalità della Sua gente, con la loro chiusura egoistica, con una religiosità di facciata e con un falso fervore religioso.
Nella Sinagoga, Gesù, richiama e corregge l’uomo a vivere bene il suo rapporto di fede con Dio con la dovuta responsabilità e serietà.
Attraverso due racconti, cerca di farci capire che Dio usa Misericordia verso categorie di persone che noi reputiamo siano fuori da ogni grazia,e, ci fa capire inoltre, che Dio non si lascia strumentalizzare.
Le nostre tante preghiere, per quanto belle possono essere, senza la necessaria carità e misericordia verso i fratelli, sono sterili.
Gesù, vogliamo accogliere la Tua Parola che ci apre alla Tua misericordia, ci ricolma di fiducia in Te e ci dà la forza di testimoniarTi con la nostra vita.
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