"Vi precede in Galilea; là lo vedrete … "
Riflessioni Varie sulla Parola
«Vi precede in Galilea; là lo vedrete … »
Sul Vangelo di Matteo (Mt 28, 1-10)
16 Aprile 2017 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
All’alba del primo giorno della settimana, due donne si recarono al sepolcro. L’evangelista Marco traduce il pensiero di queste donne: «Chi ci farà rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?» (Mc 16,3). Chi di noi non ha mai avvertito nella vita la necessità, il bisogno di essere aiutato in paese, in famiglia, in parrocchia? Ecco, che all’improvviso sopraggiunge un terremoto, arriva un angelo che aiuta queste due donne. «Ed ecco che vi fu un grande terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa» (Mt 28,2).
Anche noi, come l’angelo del vangelo, ci avviciniamo ai fratelli quando avvertiamo, percepiamo il loro disagio e le loro difficoltà e rimoviamo il masso, cioè cerchiamo di risolvere il loro problema. Solo chi non possiede gli stessi sentimenti del Risorto, solo chi non ha Gesù la vera Pasqua, non percepisce, non si accosta minimamente ai problemi e ai dolori dei fratelli, è insensibile a tutto ciò che accade nella vita della comunità. Il bene che facciamo suscita sempre un “terremoto”, le scosse telluriche possono essere rappresentate dalle critiche, maldicenze, opposizioni e ostruzionismi.
Chi si fa carico dei bisogni degli altri è luminoso, è bello come l’angelo che aiutò le donne. L’evangelista Matteo nel descrivere la bellezza e la luminosità dell’angelo utilizza le stesse parole usate nella trasfigurazione di Gesù. «Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve» (Mt 28,3). Non sono i trucchi, i cosmetici, le creme, i lifting o i vestiti griffati ad assicurarci una bellezza duratura ma solo le opere buone. E’ pasqua se abbandoniamo le paure che albergano tra di noi, dentro di noi, e, se permettiamo a Cristo di farci rotolare i massi che ostruiscono, sigillano i nostri sentimenti e i rapporti con Dio e con i fratelli. «Venite a vedere il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,5-6.) E’ pasqua se ci facciamo angeli liberatori e osiamo prendere il coraggio di guardarci dentro per vedere se c’è ancora ombra di morte nei nostri ricordi, nei nostri pensieri.
«E’ risorto non è qui!». Cristo non si fa trovare nei nostri cimiteri, nei nostri “dormitori” dell’anima. Il vero cristiano, infatti, non confonde la pasqua con uova di cioccolato, colombe, cuzzupe, pastiere napoletane. Il vero cristiano non confonde la pasqua con mangiate, bevute e scampagnate. Cristo non è qui! Cristo è presente nella Parola, nell’Eucarestia, nella liturgia della messa domenicale ma soprattutto nei poveri.
«Non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno» (Mt 28,7). Cristo ci precede sempre in Galilea. Ognuno di noi conosce la propria Galilea, dove Gesù ci esorta ad andare: un fratello, una sorella, un genitore, un parente o un paesano con cui abbiamo interrotto per vari motivi i rapporti. E’ propriamente in questa Galilea, dove il timore e la paura ci bloccano ad andare che inizia la nostra vera Pasqua, perché è solamente lì che Cristo si fa trovare Risorto per noi.
Gesù, questa pasqua, che segna la Tua vittoria sulla morte, sia per noi resurrezione e vita nuova, perché noi possiamo sempre esultare e gioire in Te.
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