12 Luglio 2009
Riflessione sul Vangelo del Giorno
12 Luglio 2009 - XV Domenica del tempo Ordinario, Anno B
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Riflessione su Mc 6,7-13
di Sac. Tommaso Boca
La Liturgia della Parola della Domenica, dalla Santa Chiesa é composta in modo tale da stabilire un nesso tra la prima lettura e il brano del Vangelo, e così fare emergere, chiaramente, il tema di riflessione che ci vuole proporre per quella domenica.
Nella liturgia odierna – XV Domenica del Tempo Ordinario, Anno B – il brano del vangelo in testa indicato, viene messo in relazione con il seguente testo, del Libro del Profeta Amos:
In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Và, profetizza al mio popolo Israele» (Am 7,12-15).
Emerge chiaramente, nel confronto tra i due brani biblici, il fatto delle difficoltà, più precisamente del rifiuto che la predicazione può incontrare e in effetti incontra, inoltre emerge che colui che annuncia la Parola, non lo fa in nome proprio, ma in nome di colui che lo ha scelto e inviato.
Nella prima lettura, infatti, quando viene respinto dal sacerdote Amasia, il profeta Amos sottolinea che il suo messaggio non é qualcosa di personale, invece si tratta della parola di Dio, il quale si fa sentire attraverso di lui: il rifiuto di Amasia, dunque, non è tanto il rifiuto di Amos quanto il rifiuto di Dio stesso.
Nel brano del Vangelo, il fatto che l’inviato non parla in suo nome, ma in quello di colui che lo ha inviato, emerge anche dal fatto che i discepoli vengono mandati a due a due.
Dio non soltanto sceglie per uno stato di vita, ma sceglie pure per le azioni particolari che in quello stato di vita uno deve compiere. Infatti i discepoli che qui vengono inviati a due a due, e dunque in un luogo particolare, erano già stati scelti da Gesù. Questo concetto appare chiaramente nella figura di San Paolo. infatti di se stesso San Paolo dice: «Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia» (Gal 1,15a), mentre negli Atti degli Apostoli leggiamo che “lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati» (At 13,2b).
Nel brano del Vangelo inoltre si afferma che l’inviato deve abbandonarsi alla divina Provvidenza e che il rifiuto degli uomini è sottoposto al giudizio di Dio (questi concetti vengono sviluppati nella riflessione sul Vangelo del Giorno del 9 Luglio 2009 – clicca qui per vedere), e, inoltre, che l’apostolo nel suo ministero deve: predicare, scacciare i demoni e guarire gli ammalati (questo tema viene sviluppato nella riflessione sul Vangelo del Giorno dell'8 Luglio 2009 – clicca qui per vedere).
Illustrazione
di Francesca Orlando
da
Mc 6,7-13
Gesù invia in Missione
i Dodici
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