“Si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti”
Riflessioni Varie sulla Parola
“Si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti”
Sul Vangelo di Luca (Lc 2,41-52)
27 Dicembre 2015 |
di Sac. Giuseppe Biamonte |
Oggi la chiesa celebra la festa della Sacra famiglia.
Papa Francesco ha indetto l’anno straordinario della Misericordia precedendolo con il Sinodo sulla Famiglia.
Papa Francesco ha capito che la Famiglia è il luogo della Misericordia di Dio, se si distrugge la famiglia, si uccide la misericordia nel mondo.
La famiglia è il luogo dove si nasce, si cresce, si educa al perdono e alla misericordia e ci si prepara all’uscita.
E proprio dalla famiglia che si parte ben preparati in uscita verso le periferie umane, attraverso un’adeguata preparazione alla vita.
Dei buoni e santi genitori fanno uomini pieni di misericordia.
Cristo è l’Uomo “formato” alla scuola della divina misericordia, è L’uomo – Dio misericordioso. “Imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5,8).
Maria e Giuseppe hanno vissuto la misericordia di Dio, l’hanno respirata, tenuta in braccio e portata per strade del loro paese.
Maria e Giuseppe sono stati gli “albergatori” della misericordia di Dio.
Ogni famiglia sul modello della famiglia di Nazareth in virtù del Sacramento del Matrimonio ricevuto dalla Chiesa è abitazione della Misericordia di Dio.
Dio abita, dove c’è famiglia, perché è comunione di persone che vivono un legame di reciproca appartenenza e solidarietà.
Non è solo un’appartenenza di sangue a formare una famiglia.
Ogni singola persona che il Signore ci presenta nelle sue necessità, nelle sue ferite o quant’altro è un fratello e una sorella da accogliere come membro di una famiglia spirituale.
La chiesa è famiglia istituita da Gesù Cristo in cui la misericordia di Dio è più grande di ogni nostro peccato e supera ogni bruttura umana.
“Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia” (Rm 5,20).
Nel Vangelo di oggi, troviamo Maria e Giuseppe che dopo tre giorni di affannosa ricerca trovano Gesù nel tempio.
L’avevano perso i genitori oppure era stato il figlio a perdere loro?
L’evangelista Luca dice semplicemente che: “Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero”.
Era usanza tra gli ebrei soprattutto quando si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme per la festa di Pasqua, proprio per quel senso di famiglia che li accomunava, lasciare con fiducia i propri figli alle cure dei parenti e conoscenti.
Maria e Giuseppe avevano grande fiducia dei loro paesani e dei loro parenti.
“Si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti”. (Lc 2,44).
Dio che è “cercato” tra i parenti e i conoscenti.
Questa è vera famiglia!
Immaginiamoci per un attimo la domanda di Maria e Giuseppe a ogni parente e conoscente: ”E’ con voi Gesù?”
Interrogare gli altri se “hanno” con sé il Signore.
Da questa “domanda” può nascere la ricerca personale del Signore.
Questa è misericordia!
“Perché mi cercavate?” (Lc 2,49).
Una volta che abbiamo trovato il Signore, Lui non si accontenta di averci, ma ci spinge a domandarci, a riflettere cosa ci ha spinto a cercarlo, che cosa abbiamo provato quando non “era” con noi, dentro di noi, insomma, quale esperienza brutta si prova rimanere senza di Lui.
Care famiglie, state attenti, perché, oggi, va sempre più diffondendosi un grave male psicologico e, di conseguenza, anche spirituale: l’instabilità.
Le scelte, anche quelle fondamentali, come quella di sposarsi, possono essere compiute senza la consapevolezza della definitività, lasciando spazio alla provvisorietà, al «finché mi piace, finché ne ho voglia»; in tal modo, però, ci si vota all’infelicità.
L’amore vero fa scelte definitive e rimane fermo, non viene meno, anche se dovesse costare – e sempre lo comporta – il sacrificio della vita.
Come Maria e Giuseppe andate sempre in cerca del Signore perché ritorni l’unione, la gioia, la stabilità e la pace nella vostra famiglia, altrimenti, cadrete nel pericolo e nella tentazione di sostituirlo a poco a poco con altre cose, come la ricerca di “esperienze” nuove, forti che sviluppano solo abbagli e illusioni.
“Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona” (Isaia 55,6).
E’ importante, pertanto, formarsi una personalità capace di fare scelte con responsabilità, e formare allo stesso modo i propri figli, perché non si tratta di avere uno slancio di coraggio improvvisato, ma di coltivare una capacità di dono senza riserve, nella consapevolezza che le scelte definitive sono esigenti, sì, ma ci aprono davanti ad una via che porta alla pienezza della vita, liberandoci dal frammentario e dall’inconsistente.
Gesù, Ti poniamo al centro delle nostre famiglie: se dovessimo perderTi, donaci di ritrovarTi, come Maria e Giuseppe, per tornare a essere comunità di gioia. Amen.
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