Il ruolo della Chiesa nel cammino verso il bene comune!
QUOTIDIANITA' E VITA
Il ruolo della Chiesa nel cammino verso il bene comune!
8 Giugno 2014 |
di Egidio Chiarella |
Viviamo in una società egoista, dove a parole si predica la solidarietà e finanche la fraternità, ma il risultato presenta uno scenario insolito e privo degli effetti salvifici che tutti reclamano a parole. Eppure il nostro Paese è tra gli stati che offre una miriade di associazioni, ben strutturate e rettamente organizzate nel complesso mondo del volontariato. Cosa manca allora? Proviamo a capire, vocabolario in mano, quale è il vero significato degli stessi sostantivi citati in apertura. Il termine solidarietà indica un sentimento ed un conseguente atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di un aiuto.
Il nome fraternità manifesta invece l'espressione del legame morale che unisce i fratelli. Etimologicamente, il significato originale della parola deriva dal latino fraternitas, che si riferisce al rapporto tra fratelli o tra popoli amici. La fraternità designa perciò un sentimento profondo all'interno di un rapporto ed ha una particolare tensione e dimensione emotiva. È chiaro, a proposito, il significato che ci offre Benedetto XVI quando dice che bisogna avere “il coraggio della fraternità” e cambiare stili di vita e modelli di sviluppo: “I cristiani hanno il dovere di denunciare i mali, di testimoniare e tenere vivi i valori su cui si fonda la dignità della persona, e di promuovere quelle forme di solidarietà che favoriscono il bene comune, affinché l’umanità diventi sempre più famiglia di Dio”. (Discorso alla Fondazione Centesimus Annus, 15 ottobre 2011).
Per il Papa Emerito solidarietà e fraternità non si esplicano soltanto nell’offrire qualcosa di materiale all’altro, lenendo un disagio, ma si esprimono nel vivere in prima persona non solo la profondità di una problematica sociale, ma anche l’aspetto emotivo e interiore del fratello che si trova in difficoltà. Spesso noi aiutiamo qualcuno, ma poi ci voltiamo dall’altra parte, sicuri di aver fatto il nostro dovere fino in fondo. Si tappa una falla, però poi si chiudono gli occhi dinnanzi ai problemi che permangono. Certo ci sono responsabilità a diversi livelli, ma l’essere fratelli reclama un modello di vicinanza, oltre alla forma e al sostegno fine a se stesso.
Questo mondo ha bisogno, accanto agli innumerevoli aiuti finanziari e logistici, di una fraternità diffusa capace di sanare fino in fondo le ferite con le quali oggi la società convive. La Chiesa Cattolica cammina in questa direzione. All’orizzonte c’è sempre il bene comune verso il quale bisogna remare ogni giorno. La nostra Chiesa si mobilita ogni giorno su questa traiettoria ed interviene in tutto il mondo, specie nei Paesi più poveri, costruendo spesso il necessario per permettere di recuperare la dignità umana perduta, in luoghi esposti ai limiti della decenza civile. La comunità cattolica con i suoi sacerdoti, le sue suore, i suoi laici consacrati, porta ovunque un modello di vita aperto alla fraternità cristiana, capace di penetrare nei cuori e dare così un significato alto alla vita di ogni giorno, nonostante le tante problematiche.
È la Chiesa Cattolica che con i suoi missionari qualifica da sempre, strutturalmente e umanamente, i luoghi più impervi e porta Cristo dove è negata ogni libertà, ogni dignità, ogni normalità. Riesce così ad alimentare una speranza, di solito negata, accendendo nei cuori il senso alto della comunità tra gli uomini. Il suo è un cammino continuo di luce verso il bene comune, spesso silenzioso, che cambia e salva la storia.
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