11 Luglio 2009
Riflessione sul Vangelo del Giorno
11 Luglio 2009 - San Benedetto
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli".
Riflessione su Gv 15,1-8
di Sac. Tommaso Boca
La nostra salvezza concretamente si realizza nella comunione con il Signore Gesù per mezzo dello Spirito Santo. Ciò avviene nel Battesimo e poi, quando dovessimo cadere nel peccato mortale, attraverso la confessione che ci fa di nuovo diventare tempio dello Spirito Santo e insieme della Santissima Trinità: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23b).
Questa comunione con il Signore Gesù, che in altre parti della Sacra Scrittura viene rappresentata dall’edificio e dal corpo nelle sue varie parti, qui viene paragonata da Gesù stesso alla comunione che esiste tra la vite, il fusto della vite, e i suoi tralci, laddove, possiamo noi aggiungere, lo Spirito Santo è rappresentato dalla linfa che da la possibilità di stare vitalmente uniti alla vite, a Gesù.
Dobbiamo comunque ricordare che la misericordia e la potenza di Dio ci può reinnestare (Cfr. San Paolo a proposito dei rami d’olivo in Rm 11,23) nella vite attraverso la confessione, come abbiamo già detto sopra.
Se invece rimaniamo in Gesù, il Padre ci pota perché possiamo portare frutti sempre più abbondanti e qualitativamente migliori. In realtà, anche quando siamo in comunione con Cristo, che nella fede ci rende santi, noi siamo ancora rivestiti di debolezza e di limiti, per cui dobbiamo continuamente convertirci, cioè dobbiamo purificarci, rafforzarci e conformarci sempre più alla verità evangelica, alla persona di Cristo, in pensieri, parole e azioni.
Gesù ci avverte che senza vivere nella comunione con Lui, con la sua luce di verità, di rivelazione e la sua forza proveniente dalla grazia, noi non possiamo fare nulla, non possiamo produrre frutti: sia riguardo all’opera quanto alla realizzazione e all’utilità, sia riguardo all’effetto sulle nostre persone quanto alla gioia.
Veniamo avvertiti, anche se vale sempre il discorso della misericordia, del perdono e del reinnesto, veniamo avvertiti che se non portiamo frutto, diventiamo inutili, anzi dannosi e così veniamo tagliati e buttati via, così come succede al sale che perde il sapore (Cfr. Mt 5,13).
Infine Gesù ci insegna che, quando noi siamo in comunione con Lui, noi veniamo sempre ascoltati nelle nostre richieste, anche perché quando siamo in comunione con Gesù anche noi possiamo e dobbiamo aggiungere: “però non sia fatta la mia, ma la tua volontà”, che è sempre la cosa migliore per noi anche quando non riusciamo a capirlo (Cfr. Lc 22,42 ed Eb 5,7).
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