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Va, vende tutti i suoi averi e compra...

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola


Il Regno dei Cieli é simile...

Sul Vangelo di Matteo (Mt 13,44-52)

27 Luglio 2014

                                                                                                                                                 di Sac. Giuseppe Biamonte

Nel Vangelo di oggi, diciassettesima domenica del tempo ordinario abbiamo modo di meditare le ultime tre parabole sul Regno dei Cieli che compongono la parte finale del discorso iniziato da Gesù nelle due domeniche precedenti. Consideriamo in particolare quella del tesoro nascosto nel campo, della perla preziosa e della rete gettata nel mare.

Ognuno di noi può rivedersi in queste tre parabole nel suo rapporto personale con Dio e con i fratelli. Nella prima parabola, Gesù, ci fa comprendere come dentro di noi è nascosto un tesoro prezioso. Esso è nascosto agli occhi degli uomini perché fa parte del sacrario inviolabile della sua anima: la fede, la sua spiritualità, la sua ricchezza interiore, la sua profonda sensibilità, il suo vissuto, in una sola parola, la bellezza di ciò che si è. Una volta scoperto questo tesoro sia in se stessi, sia nei fratelli, lo stupore ci deve invogliare a "vendere" tutti i nostri averi, cioè a investire tutte le forze ed energie per accogliere con gratitudine il dono imprevisto che Dio ci offre.  Moltissime sono le occasioni in cui il Signore ci offre la possibilità di farsi trovare da noi come un tesoro nascosto. Ciò succede quando si ha la grazia di instaurare amicizie belle, autentiche, quando s’incontrano persone sante sul nostro cammino, quando ci s’innamora di un uomo o di una donna speciale, quando si sperimenta la consolazione del perdono ricevuto o donato, oppure quando si riceve la compassione nel dolore e nelle prove dai fratelli o si gusta la grazia proveniente dai sacramenti. Tutto è frutto della provvidenza di Dio.

Quattro sono i protagonisti della prima parabola: l’uomo, il tesoro, il campo e il proprietario del campo di cui non si fa menzione. L’uomo siamo noi, il tesoro è Cristo, il campo è l’umanità, il proprietario del campo è Dio. Noi riceviamo da Dio il suo tesoro: la gioia che è Gesù, la Sua Parola, i fratelli che ci mette accanto. Tutto ciò che riceviamo da Dio, rimane sempre dono Suo.

Cinque sono le azioni, se vogliamo anche psicologiche, attuate dall’uomo "arricchito" dalla Provvidenza di Dio: trova, nasconde, va, vende, compra. Trova: il suo trovare non è frutto di una sua ricerca ma dono di Dio, frutto della gratuità di Dio.  E’ Dio che si fa trovare da lui. Nasconde: chi vive l’esperienza di un’umanità arricchita da Cristo, la custodisce gelosamente dentro di sé. La "nasconde", non perché si vergogna di essa, ma perché vuole proteggerla, preservarla e custodirla come merita. I nostri figli quando s’innamorano, custodiscono gelosamente il nome dell’amato/a. Va: il suo mettersi in cammino verso ciò che lo arricchirà è provocato e alimentato dalla gioia. La gioia diventa la sua prima ricchezza che lo mette in moto. Ciò succede quando ci si converte.  Vende: il suo vendere, il suo investire è frutto di una seria decisione, responsabile, matura, quello che chiamiamo discernimento. Compra: nel senso che rischia tutto per il tutto.

La sorpresa di aver "trovato" ciò che da sempre inconsapevolmente ha posseduto genera in lui la gioia.  Sant’Agostino ama ripetere nel suo libro, "Le confessioni", questa bellissima espressione: «Io ti cercavo fuori di me e tu te ne stavi dentro di me, in silenzio sorridevi, aspettando che mi accorgessi della tua presenza».

Nella seconda parabola, Gesù ci fa comprendere come il grande valore che l’uomo possa guadagnare per la sua vita è di mettersi in cammino, in gioco, rischiare per Dio.  Il mercante della parabola è un uomo dal gusto molto fine, cerca, infatti, perle preziose. Egli parte da un’idea ben chiara: cercare ciò che può arricchire la sua vita e non impoverirla. E’ lui che prende l’iniziativa!  C’è un brano del Vangelo che dice: «non gettate le vostre perle davanti ai porci» (Mt 7,6). Il mercante è un uomo che dopo una lunga e accurata ricerca ha finalmente trovato ciò che cercava: Dio, la perla preziosa. Egli, ha terminato la sua inarrestabile corsa, i suoi continui "pellegrinaggi" alla ricerca di un valore da dare alla sua vita.  Per arrivare a tutto questo ha dovuto, come fa il mercante, incontrare molte persone, mettersi in relazione, confrontarsi con esse, ma soprattutto mettere in paragone, in discussione le sue "perle" migliori, le sue idee con quelle degli altri. Sull’esempio del mercante di perle, Gesù, ci invia ha comparare la nostra vita attuale, cioè che siamo ciò che abbiamo con ciò che possiamo guadagnare con il Signore: un nuovo grande valore.

Gli uomini delle prime due parabole hanno molti elementi in comune: la volontà di scegliere, la gioia di vendere tutti i loro beni per acquistare un tesoro più grande, il gusto del rischio, del sacrificio, ma soprattutto il dono del discernimento nel saper riconoscere il vero bene che può cambiare in meglio la loro vita.  Una sola è la differenza: il primo uomo è raggiunto dalla Grazia, il secondo va alla ricerca della Grazia.
Nella terza Parabola, Gesù cerca di farci comprendere come a un certo punto della nostra vita occorre fermarsi, sedersi, come fanno i pescatori di pesce, per fare una sorta di resoconto, di discernimento accurato di ciò che è male da ciò che è bene. La rete della parabola rappresenta proprio questo discernimento, quest’attento esame di coscienza, che ci aiuta a capire dove bisogna fare pulizia. Tutti siamo chiamati a cercare il tesoro, il bene, il positivo che c’è in noi e nelle persone che ci stanno accanto.

Gesù è il contadino e il mercante per eccellenza delle parabole: trova in noi un tesoro dal valore inestimabile, si rallegra di averci trovato come perla preziosa, vende tutti i suoi averi per comprarci perché siamo preziosi ai suoi occhi.  La Sua gioia nel averci cercato e trovato corrisponde alla nostra stessa gioia di essere da Lui "acquistati". «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11)
. Gesù non vuole perderci. Come ci compra Gesù? Ci compra attraverso il suo sangue. Nella prima lettera ai Corinzi (6,20) S. Paolo dice: "Infatti, siete stati comprati a caro prezzo".
Gesù termina l’esposizione delle parabole con una domanda: avete compreso tutte queste cose? Quasi a dire: desidereresti che succedesse qualcosa di simile nella tua vita?

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