Vai ai contenuti

06 Luglio 2009

Religione > Sacra Scrittura > Meditazione della Parola > Riflessioni sul Vangelo del Giorno



Riflessione sul Vangelo del Giorno

6 Luglio 2009 - Lunedì della XIV Settimana

Dal Vangelo secondo Matteo    (Mt 9,18-26)

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata».
Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell'istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.


Riflessione su Mt 9,18-26

di Sac. Tommaso Boca



I miracoli compiuti da Gesù, oltre che avere un valore concreto,  perché vengono incontro alle necessità fisiche delle persone interessate, hanno anche un valore simbolico: così, ad esempio, quando Gesù guarisce un cieco, oltre alla valenza fisica il miracolo vuole significare che chi viene alla fede supera la cecità spirituale ed  ha la capacità di vedere, di capire come deve comportarsi per vivere bene, per avere la vita. Soprattutto nel Vangelo di Giovanni questa doppia valenza viene sottolineata chiaramente, talvolta da Gesù stesso, come nell’episodio della resurrezione di Lazzaro.
In questo brano del Vangelo si hanno due miracoli: la resurrezione di una fanciulla e la guarigione di una donna che soffre di emorragia. Oltre che venire incontro alle necessità umane, il ritorno alla vita della fanciulla diventa segno della resurrezione finale dei corpi, e anche la resurrezione spirituale dalla morte del peccato,  e la guarigione dell’ emorroissa ci insegna che Gesù  con la remissione dei peccati ci guarisce dal malessere spirituale che il peccato comporta. Questo è più chiaro in altre guarigioni, ad esempio nella guarigione del lebbroso che ci insegna che la remissione dal peccato ci sana dall’isolamento e ci porta alla giustezza delle relazioni con Dio, gli altri, noi stessi e pure le altre cose create. In questo caso possiamo supporre che il Signore ci guarisce dalla debolezza spirituale,  considerando che  l’emorragia indebolisce la forza fisica dell’uomo.
Un altro elemento che emerge da questo racconto evangelico è quello della fede, nella dimensione fiduciale. Il Signore può intervenire, e di fatto interviene molte volte, anche quando noi non gli chiediamo, ma molte volte vuole la nostra richiesta e per molti motivi.
Senza voler essere esaustivo, il nostro intervento significa il riconoscimento della sua presenza, della sua potenza e della nostra limitatezza; significa anche che desideriamo quello che egli vuole donarci e questo investe la nostra responsabilità come partecipazione e pure la nostra volontà e dunque la nostra libertà. Il Signore rispetta sempre la nostra libertà; dice Sant’Agostino che quel Dio che ci ha creato senza chiedere il nostro permesso non può salvarci senza la nostra collaborazione.
Un altro motivo per cui il Signore è interessato alla nostra partecipazione come richiesta, sta nel fatto che così, quando Lui ci accontenta, noi impariamo della sua presenza, della sua attenzione, della sua potenza,  della sua  bontà  e della sua verità, e così passiamo a relazionarci a Lui in modo nuovo, non vedendolo più soltanto come colui che ci dona delle cose o può darci delle cose, ma mettendo al primo posto la sua persona e la nostra amicizia con Lui.

.

...
info@famigliasannicodemo.it
Torna ai contenuti