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Il viaggio di Papa Francesco nella terra di Gesù!

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QUOTIDIANITA' E VITA

Il viaggio di Papa Francesco nella terra di Gesù!


 1 Giugno 2014

                                                                                                                                                                di Egidio Chiarella


La sala del Cenacolo; il Santo Sepolcro; la Grotta di Betlemme; il Muro del pianto; gli incontri con Bartolomeo I°; i dialoghi con i capi dei governi della Palestina e d’Israele: momenti storici che Papa Francesco  ha consegnato, quale nuova pagina di pace e fratellanza, alla storia del cristianesimo dei nostri giorni. È davanti al Santo Sepolcro che si è compiuta una delle scene più belle di questo viaggio in terra santa. È qui che si sono abbracciati Papa Francesco che guida la chiesa Cattolica e Bartolomeo I° , Patriarca Ecumenico e guida spirituale di otre 300 milioni di cristiani ortodossi nel mondo. Incontro che segue  l’abbraccio storico avvenuto nel 1964 tra i predecessori Paolo VI e Athenagoras.

Significativi alcuni passi dei due capi religiosi: "Non possiamo negare le divisioni che ancora esistono fra di noi, discepoli di Gesù. Questo sacro luogo ce ne fa avvertire con maggiore dolore il dramma. Le differenze non devono paralizzarci". Così Papa Francesco che poi ha rivolto  alle due Chiese un augurio santo e mirato: "Così come è stata ribaltata la pietra del sepolcro così posso essere rimossi tutti gli ostacoli che impediscono la piena unità fra di noi". Il Patriarca Bartolomeo ha tra l’altro detto: "Questa è la casa di Dio, la porta del cielo. Siamo venuti qui come la donna del mattino della resurrezione che porta la mirra al Sepolcro. Questo luogo irradia messaggi di speranza e vita. La morte, l’ultimo nemico, è stata sconfitta …".

Il santo Padre ha confidato ai giornalisti che l’unità si può raggiungere, ma non attraverso documenti e congressi affidati ad un gruppo di teologi, ma camminando assieme, pregando, lavorando. Ha infatti pronunciato queste precise parole: "L’unità si fa per strada, l’unità è un cammino!". Non posso poi non ricordare l’invito inatteso e a sorpresa, d’altronde questo Papa ci ha abituati, che ha rivolto alle due massime cariche istituzionali d’Israele e Palestina. Il Santo Padre ha offerto il Vaticano a Shimon Peres e Abu Mazen, come luogo d’incontro e per pregare assieme, con l’auspicio di far prevelare la pace tra i due popoli, sempre in guerra tra loro.

Dove non è riuscito ad arrivare nessun capo stato, oggi prende forma una strada diversa e mai prima presa in considerazione. La preghiera, si sa, può spostare le montagne e trasformare i cuori carichi di odio e di rivendicazioni. Le avversioni non partono mai dal saggio principio che l’uomo, senza il bene comune, rischia sempre di perdere la sua vera strada. Da credenti ci auguriamo che l’iniziativa del nostro pontefice porti quei frutti di pace e di fratellanza che Gesù, proprio dalle terre visitate in questi giorni, ha consegnato al mondo intero.

Penso che per molto tempo si rifletterà su quanto ha detto è fatto Papa Francesco nei luoghi santi che custodiscono e riflettono le parole del vangelo del Figlio dell’Uomo. La sosta, in silenzio, non programmata davanti al muro che separa i due stati d’Israele e Palestina; la preghiera in spagnolo riposta tra le fenditure del muro del pianto e infine un grido di dolore: “Mai più un crimine come la tragedia della Shoah con i sei milioni di vittime ebree … che non accada mai più un tale crimine, di cui sono state vittime anche tanti cristiani e altri innocenti". È sceso ormai il sipario su un viaggio di grande importanza storica, ma si è accesa ancora più forte la speranza della pace tra i popoli.

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