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“Uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 03/07-25/12/2017


Riflessioni Varie sulla Parola
“Uno da una parte e l’altro dall’altra,
                                    sostenevano le sue mani”


Sul Vangelo di Luca  (Lc 18,1-8)

16 Ottobre 2016

                                                                                                                           di Sac. Giuseppe Biamonte


Siamo giunti alla ventinovesima del tempo ordinario e il tema principale di questa domenica è la necessità di pregare e della preghiera. Nella prima lettura tratta dal libro dell’Esodo il popolo di Israele guidato da Mosè si trova a dover combattere contro il suo acerrimo nemico rappresentato da Amalèk . Mosè per far vincere il suo popolo prega.  Utilizza la preghiera come arma vincente per far prevalere il suo popolo dal nemico.
E’ interessante notare come Mosè alza le braccia al cielo in segno di preghiera d’implorazione di aiuto e di protezione da parte del Signore. Nel momento in cui, Mosè, indebolisce le sue braccia, il popolo nemico prevale su Israele. Allora che cosa s’inventano i suoi amici Aronne e Cur?  Quello di fare sedere Mose e di sostenere le sue braccia alzate verso il cielo, in modo tale che quella preghiera, quel segno d’intercessione non cessasse fino alla durata della battaglia.

Questa lettura cosa c’insegna nella vita quotidiana di oggi? Essa ci insegna che se noi vogliamo essere dei “vincitori” nelle sfide di ogni giorno, in tutte le problematiche che ci piombano da ogni parte, ma soprattutto contro i nostri “Amalek” dobbiamo farci come alleato il Signore invocato nella preghiera. Dunque, la preghiera è un’arma potentissima.

Nella seconda lettura di San Paolo a Timoteo, l’Apostolo maturo nella fede e soprattutto uomo di esperienza e di preghiera consiglia al suo discepolo di mantenersi saldo in tutti quei principi e valori che ha ereditato attraverso l’esperienza di fede che ha ricevuto e, lo invita a considerare e a valorizzare il ruolo educativo della Sacra Scrittura. Infatti, egli dice che: «la Sacra Scrittura serve a insegnare, a convincere a correggere e a educare nella giustizia perché l’uomo di Dio sia perfettamente completo».

Il cristiano, pertanto, può dirsi un uomo completo nella misura in cui dialoga sempre nella preghiera con il Signore, se lo rende un proprio “alleato”, perché la casa della sua esistenza possa essere costruita sulla solidità della fede e poter divenire così, un uomo saldo, cioè un uomo che non è abbattuto dalle intemperie spirituali e di altro genere.

Nel vangelo, Gesù, attraverso una piccola parabola ci presenta la necessità di dovere sempre pregare per ottenere benefici non solo nel corpo ma soprattutto nello spirito. Nel racconto viene presenta la figura di una vedova la quale si rivolge al giudice del proprio paese per ottenere giustizia per una sua causa. L’evangelista Luca mette sulle parole di Gesù una descrizione molto negativa del giudice. Infatti, il giudice, come dice Gesù, era un uomo che non aveva timore del Signore né tanto meno aveva rispetto per alcuno. Questo giudice utilizzerà inizialmente lo stesso stile irriverente anche nei confronti della povera vedova. Tuttavia, l’insistenza, la caparbietà della vedova lo costringerà alla fine a farle giustizia.

Attraverso questo piccolo racconto Gesù cosa ci vuole insegnare? Ci vuole insegnare che l’uomo cristiano è l’uomo caparbio. Essere caparbio significa insistere per ottenere attraverso la preghiera cose vantaggiose per sé e per gli altri. Chiediamo al Signore di renderci come la vedova del vangelo, persone che non si arrendano, non si scoraggiano di fronte alle disavventure, non si deprimono di fronte alle forze negative che si sprigionano dagli altri, ma con cuore sempre saldo si abbia fiducia, speranza che ciò che si chiede nella preghiera si ottiene già da subito con il potente intercessore, il Vivente che è Gesù Cristo.


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