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La Speranza e il Bene Comune

Cultura > Calabria



La Speranza e il Bene Comune



di
Vittorio Pontieri



L'arcivescovo di Rossano, Mons. Santo Marcianò, durante il convegno delle Chiese calabresi tenutosi a Isola Capo Rizzuto dal 7 al 10 ottobre scorso, ha affermato che il messaggio alla Calabria insito nell'appuntamento delle Chiese "può essere duplice ed è facilmente rintracciabile nel titolo che si è inteso dare al convegno: comunione e speranza. Speranza e comunione, dunque. Un messaggio duplice ma anche un messaggio univoco. La Chiesa di Calabria si interroga su come testimoniare la speranza attraverso la comunione, su come ribadire che solo nella comunione si trovano i germi di quella speranza cristiana che non è semplice incoraggiamento circa l'avvenire, ma rappresenta un impegno, un cammino, un itinerario nel quale muoverci. Alla luce del soffio dello Spirito Santo".

Parole condivisibili pronunciate in una terra che ha bisogno per davvero di tanta speranza per poter guardare con fiducia al futuro. Parole pronunciate in una terra che con indifferenza lascia che i propri figli recidano i propri legami familiari per andarsene altrove alla ricerca di un lavoro e che allo stesso modo osserva quelli che rimangono, costretti  a cedere la loro dignità per un posto di lavoro. Parole pronunciate in una terra che si piega all'offesa quotidiana arrecatale dalla ndrangheta, dove chi con sacrificio cerca di mandare avanti una piccola realtà produttiva viene sottoposto allo stillicidio delle continue estorsioni. Parole pronunciate in una terra che ha paura persino del mare che la circonda perché è avvelenato e che nasconde nei suoi posti più belli discariche abusive piene di veleni provenienti da quelle regioni del nord Italia che millantano come parte del proprio cromosoma la pratica dell'ecologia e del rispetto dell'ambiente. Parole pronunciate in una terra che quotidianamente vede calpestare la dignità dei suoi abitanti da politici incapaci e dal malaffare.

Di fronte a tutto ciò occorre, tuttavia, domandarsi se la speranza cristiana sia da sola sufficiente a risolvere i gravi problemi che affliggono la Calabria, il sud Italia e quelli ancora più gravi che attanagliano tutti i sud del mondo.

Certamente, la speranza che il buon credente pratica nella comunione rappresenta un elemento imprescindibile senza il quale non vi è alcuna possibilità di superare le difficoltà della vita, né di guardare con fiducia il futuro. Allora occorre anche domandarsi se nella tanto "disgraziata" terra di Calabria la speranza cristiana ha conseguito i suoi effetti o meno. Se la risposta dovesse essere negativa, la ragione andrebbe forse individuata in una mancata pratica della fede profonda e totale da parte dei calabresi, o forse nella mancanza di un più forte ed incisivo impegno delle Chiese calabresi chiamate, in concorso con le altre istituzioni locali, ad andare ben oltre quanto quotidianamente viene realizzato per il bene degli stessi calabresi.


La comunione tra i cristiani è conseguente alla loro unione personale con Cristo: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1 Gv 1,3).

In un articolo apparso sulla stampa locale calabrese dal titolo "Il bene comune meta prioritaria", Mons. Vincenzo Rimedio ha affermato che "Due sono i pilastri della dottrina sociale della Chiesa: la promozione della dignità della persona fatta ad immagine di Dio e del bene comune". E poi aggiunge "L'indifferenza verso il bene comune incide nel fenomeno della disoccupazione giovanile, che priva i giovani di affermarsi nella società, nella situazione di difficoltà economiche delle famiglie, nell'abbandono o nella negligenza verso l'ambiente e in genere nella vivibilità".

Insomma, forse oltre alla "speranza cristiana" c'è anche bisogno che tutti mettano in pratica un proposito non meno importante, l'impegno concreto per il "bene comune".
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Famiglia Missionaria San Nicodemo

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31 Ottobre 2009

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