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“Andate a presentarvi dai sacerdoti”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 03/07-25/12/2017


Riflessioni Varie sulla Parola
“Andate a presentarvi dai sacerdoti”


Sul Vangelo di Luca  (Lc 17,11-19)  

9 Ottobre 2016

                                                                                                                           di Sac. Giuseppe Biamonte

Siamo giunti alla ventottesima domenica del tempo ordinario e, l’evangelista Luca ci racconta il viaggio della speranza di dieci uomini lebbrosi.
Questi uomini erano gravemente malati nel corpo e nello spirito.
Al tempo di Gesù essere ammalati di lebbra significava non solo portare su di sé, sul proprio corpo delle sofferenze dovute alla caduta della carne, ma anche delle sofferenze psicologiche e spirituali. Infatti, queste persone erano estromesse, scomunicati e costretti a vivere ai margini della comunità perché in base alla legge della retribuzione erano considerati peccatori e dunque degli impuri da non avvicinare o toccare.
Essi dovevano purificarsi e fornire prova della loro guarigione recandosi dai sacerdoti, i quali erano preposti a verificare la guarigione a riabilitarli e a riammetterli in seno alla comunità.

L’evangelista non ci dice i nomi, la provenienza di questi uomini ma ci fa capire che tutti e dieci erano accomunati dalla stessa malattia e dalle stesse sofferenze.
Questi uomini erano non solo uniti dalla sofferenza ma nello stesso tempo uniti nel chiedere a Gesù lo stesso bene per tutti: la guarigione.
La malattia, la sofferenza unisce, abbatte e annulla le distanze, le appartenenze politiche, religiose, etniche perché crea solidarietà, empatia.
La malattia, da questo punto di vista, davvero opera dei “miracoli”.
I dieci lebbrosi invocano insieme, in una sola voce la stessa frase: “Gesù, maestro abbi pietà di noi”.
È la stessa frase che nell’atto penitenziale, all’inizio della celebrazione eucaristica, noi come “lebbrosi”, piagati nel corpo e nello spirito da infermità di vario genere, rivolgiamo al Signore perché abbia pietà, misericordia.

E’ molto interessante notare come in questo brano evangelico Gesù, non compie subito il miracolo com’era solito fare dinanzi alle richieste di aiuto, ma rimanda, invita i lebbrosi a mostrarsi ai sacerdoti del tempio.
Gesù pur essendo il vero sacerdote, il vero altare e il vero sacrificio, rimanda i dieci lebbrosi ai sacerdoti.
Quest’aspetto ci dice una cosa importantissima e cioè il fatto che Gesù aveva un grande rispetto riverenza per il ministero, per il ruolo dei sacerdoti del suo tempo.
Ancora oggi nella sua chiesa, Gesù agisce per mezzo dei suoi sacerdoti i quali amministrano i sacramenti di salvezza.
E’ importantissimo capire questo.

Il brano evangelico si termina con la gratitudine di uno solo dei dieci lebbrosi, del samaritano.
Non sappiamo il motivo per il quale gli altri nove non sono ritornati indietro a ringraziare il Signore per aver ricevuto la grazia della guarigione.
La gratitudine è quell’atto di riconoscenza che possiamo e dobbiamo rivolgere al Signore per tutti i suoi benefici.
Se è vero che la malattia ci unisce, abbatte quelle distanze e quei margini che possiamo creare attraverso titoli, ruoli o posizioni, è anche vero che quando scompare quello stato di bisogno, di necessità per i quali ci rivolgiamo al Signore, corriamo il rischio di ritornare alla banalità, alla quotidianità: si allentano quelle misure di comunione, di vicinanza, empatia, compassione e solidarietà che la sofferenza e la malattia generano.
Che Gesù ci aiuti sia nella salute e nella malattia a mantenere quello stile di misericordia gli uni verso gli altri ma soprattutto il senso della gratitudine.

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