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Riflessioni Brevi

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Riflessioni Brevi

dalla Premessa al Progetto Statutario
della Famiglia Missionaria San Nicodemo







Sommario
I - L'Opera della Salvezza
II - Volontà di Dio e Libertà dell'Uomo
III - Collaborazione all'Opera di Dio
IV - Conversione e Santificazione

Imponente statua lignea di Gesù Crocifisso Chiesa Matrice di Mammola (RC)



I
L'Opera della Salvezza


1 –  Con la sua vita, morte e resurrezione, Gesù ha meritato la salvezza oggettiva di tutti gli uomini, di ogni luogo e di ogni tempo, ma per essere operante, essa deve essere accolta dal singolo uomo nella sua storia personale, in modo libero, consapevole e responsabile. La salvezza, dunque, non comincia soltanto nella vita futura, essa germoglia e si sviluppa nella nostra storia terrena, anche se non possiede ancora le caratteristiche della pienezza e della irreversibilità: c'è ancora la presenza del male e la salvezza potrebbe essere perduta.

2 –  La salvezza è un'aspirazione di ogni uomo e Gesù viene incontro a questa aspirazione: egli vuole donare la salvezza ai ricchi e ai poveri, ai dotti e agli illetterati; però ogni uomo che voglia accogliere la salvezza deve riconoscere di essere piccolo e deve fare l'esperienza della fatica e della sofferenza.

3 –  Sono piccoli coloro che sanno di non poter conoscere tutto, né di poter fare tutto, ma hanno capito ciò che è essenziale nella vita e questo può essere compreso anche quando si è poco intelligenti e poco colti. Essi riescono a comprendere che solo i valori trascendentali quali la verità, la giustizia, la libertà, l'amore rendono veramente felice l'uomo e, quasi sempre, riescono a percepire anche la presenza di Dio nell'armonia della creazione.

4 – Sono questi stessi uomini che, quando cercano di vivere i valori trascendentali che implicitamente o esplicitamente li legano alla comunione con Dio, diventano affaticati e oppressi: rifiutando ogni forma di male, si trovano continuamente nella situazione di lottare contro il male e contro gli uomini che sono asserviti al male. È la storia di tutti coloro che, da Abele fino ai giusti dei nostri giorni, hanno in Gesù di Nazareth la massima figura espressiva.

5 – E Gesù ci insegna come dobbiamo e possiamo vivere la nostra condizione di uomini che amano la verità e la giustizia, che come lui vogliono essere miti e umili di cuore: è necessario che noi viviamo in comunione con Lui.

6 – Così Gesù ci dona la sua sapienza, una sapienza che sorpassa ogni conoscenza (cf. E 3,19) e alla quale nessun uomo può resistere (cf. L 21,15). Ci dona pure la sua forza, che è superiore a quella di ogni altra creatura: quando, infatti, riconosciamo la nostra fragilità, anche noi, come San Paolo, possiamo rivestirci della potenza di Cristo (cf. 2 C 9-10). Ma soprattutto Gesù ci dona la gioia che deriva dalla comunione con lui, quella gioia piena, quella salvezza pienamente appagante che l'uomo sempre ricerca e mai può raggiungere se non in Dio (cf. J 15,11).

7 – La salvezza realizzata da Gesù, quando viene accolta, non solo ci riconcilia con Dio, ma anche con noi stessi, con i fratelli e con tutte le cose create. Essa passa sempre, direttamente o indirettamente, attraverso la Santa Chiesa, la quale ha ricevuto da Gesù stesso la missione di annunciare e offrire la salvezza a tutti gli uomini.



II
Volontà di Dio e Libertà dell'Uomo


1 – La vita è un dono per rispondere ad una chiamata, quella di Dio. Egli ci chiama a raggiungere dei traguardi, o meglio, attraverso dei traguardi intermedi egli ci chiama ad un traguardo: quello dell'amicizia eterna con Lui e con tutte le creature sante, nella pace, nella gioia e nella gloria del Paradiso.

2 –  La vita stessa è una chiamata; prima di essere creati siamo infatti nella mente di Dio, che ci pensa tutti intelligenti e liberi, ognuno poi con determinate qualità, ognuno da essere inserito nella storia. Infatti, attraverso la creazione il Signore ci colloca in un certo luogo e in un certo momento, per realizzare attraverso la nostra libera corrispondenza la nostra salvezza e concorrere al suo disegno universale di salvezza; anzi, più collaboriamo a questo suo programma, più amiamo secondo la sua volontà, più saremo conformi al progetto di bene che Dio ha in mente per ciascuno di noi.

3 –  C' è subito da dire che questa corrispondenza è libera: Dio che ci ha creati senza il nostro permesso, non ci può salvare se noi non collaboriamo. La salvezza, infatti, passa attraverso l'amore e non si può amare se non si è liberi. E siamo liberi nella misura in cui attuiamo la volontà di Dio. L'uomo è dotato di libero arbitrio e quindi può anche rifiutare di amare, rinchiudendosi nel suo egoismo e legandosi al suo modo di concepire il mondo, che sarà comunque sempre piccolo perché già mancherebbe la presenza di Dio che si può raggiungere solo nell'amore.

4 –  Il libero arbitrio non è sinonimo di vera libertà, invece è soltanto ciò che permette a questa di attuarsi. Si è infatti veramente liberi  quando uno può attuarsi secondo la verità del suo essere,  cioè quando uno può attuare il suo desiderio più profondo che è quello di amare e di amare secondo le sue capacità, volgendosi verso quelle operazioni che, tra le possibili, di più lo attraggono.

5 –  La volontà di Dio consiste proprio nel sostenere questa libertà dell'uomo, perché quello che Dio vuole è ciò che l'uomo veramente vuole, quando sia libero da ogni forma di condizionamento: la volontà di Dio è allo stesso tempo assolutamente vincolante (cf. Sollicitudo rei socialis, 38) e assolutamente liberante (cf. Veritatis splendor, 42).



III
Collaborazione all'Opera di Dio


1 –  Ogni opera buona compiuta dall'uomo è sempre una operazione umana e divina, e, in essa, nella misura in cui esiste la giusta disposizione dell'uomo, si realizza un proporzionale avvicinamento ad una vera manifestazione dello Spirito, e quindi al compimento dell'opera di Dio attraverso l'opera dell'uomo: così accade, a titolo di esempio, nella preghiera.

2 –  Nella preghiera, quando siamo in comunione con Gesù e come lui vogliamo fare la volontà del Padre, “lo Spirito Santo intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (R 8,27), e dunque la preghiera effettuata corrisponde, in proporzione alla docilità dell'orante allo Spirito Santo, ad una manifestazione di Dio che parla attraverso l'uomo: ciò in modo simile a quanto avviene nella Sacra Scrittura, nella quale, come sappiamo, la persona ispirata, liberamente, dice tutto e soltanto quello che Dio vuole.

3 –  Pertanto, quando, con la preghiera nello Spirito Santo, domandiamo qualcosa al Signore, egli esaudisce la nostra richiesta perché essa si inserisce nel suo disegno universale di salvezza integrale per ogni uomo, la quale riguarda innanzi tutto la salvezza eterna dell'anima.

4 –  Rovesciando il modo di esprimerci, possiamo dire che attraverso la preghiera, come anche attraverso ogni altra azione compiuta nello Spirito Santo, noi ci inseriamo sempre più perfettamente nel disegno di Dio, e diventiamo così suoi collaboratori, riguardo a tutto il bene che egli vuole realizzare a favore di tutti gli uomini e dunque anche di noi stessi.

5 –  L'agire virtuoso non è solo e primariamente nostro: “E' Dio infatti che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni” (Ph 2,13). Così Giovanni Paolo II, parlando dell'impegno della Chiesa per lo sviluppo come dovere del suo ministero pastorale, lo indica come partecipazione al piano di Dio (cf. Sollicitudo rei socialis, 31).

 

IV
Conversione e Santificazione


1 – L'uomo è teneramente amato dal Signore, il quale, rispettandone la libertà, nella grazia dello Spirito Santo, lo chiama alla conversione e a raggiungere il grado di santità che ha ricevuto come dono: bisogna cercare di abbandonare ogni forma di male e di compiere tutto e soltanto quel bene che Dio si aspetta liberamente da noi.

 2 – Mediante la fede e il Battesimo si ha la  prima e fondamentale conversione dell'uomo, cioè la giustificazione, che implica la santificazione  di  tutto l'essere  e dunque un cammino di conversione continua  per tutta la vita (cf. CCE 1427 e seguenti).

3 – Il processo di santificazione non è mai totale, non solo rispetto a ciò che non si è ancora conosciuto o capito, ma anche rispetto all'osservanza o alla piena osservanza di ciò che abbiamo conosciuto o capito, e necessita di ininterrotte fasi successive che richiedono sempre il perdono e l'aiuto del Signore oltre alla collaborazione, innanzi tutto di fede, da parte dell'uomo.

4 – In tale processo «il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di lui. Ma perché la carità, come buon seme, cresca e nidifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e con l'aiuto della sua grazia compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'eucaristia, e alle azioni liturgiche; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, all'attivo servizio dei fratelli e all'esercizio di tutte le virtù» (Lumen gentium 42a).

5 – La santità  é vocazione e condizione di salvezza per ogni uomo, in ogni stato di vita, in ogni età, in ogni condizione sociale, e modello di ogni santità è la persona del Verbo fatto carne, crocifisso e risorto, sempre docile alla volontà amorevole e liberante del Padre.

6 – Ogni uomo, pertanto, è chiamato a configurarsi  a Cristo e a rivestirsi dei suoi sentimenti, come  San Paolo, il quale, senza  avere la pretesa  di essere né giustificato né perfetto, pur essendo consapevole di non avere colpa alcuna  (cf. Ph 3,12 e 1 C 4,4 ), così afferma: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (G 2,20).


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