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23 Luglio 2009

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Riflessione sul Vangelo del Giorno

23 Luglio 2009 - Santa Brigida di Svezia

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli".



Riflessione su Mt 5,13-16

di Sac. Tommaso Boca



Ogni cristiano, anche se ci sono livelli diversi di responsabilità, è tenuto a continuare l’annuncio di salvezza istaurato dal nostro Signore Gesù Cristo. E questo annuncio deve essere fatto non solo in parole ma anche con le opere, con una  testimonianza di vita  conforme a ciò che si dice.
Purtroppo, ne abbiamo tutti consapevolezza, molte volte ci nascondiamo di fronte alla necessità di essere trasparenti, nel nostro essere cristiani. Anche Gesù sapeva di queste nostre difficoltà e il brano del Vangelo della liturgia odierna affronta appunto questo problema.
È  opportuno chiarire che il moggio è una specie di tavolino. Pertanto, se si mette sotto di esso, la lampada non fa luce. La lampada se si accende, per sua natura deve fare luce e dunque si mette sopra il lucerniere. Anche gli altri esempi del sale e della città sopra il monte, spiegano la conseguenza naturale del loro essere: rispettivamente il sapore e la visibilità.
Ma perché ci nascondiamo? Alcune volte la vergogna, alcune volte la paura, altre volte la mancanza di amore, altre volte ancora, una falsa forma di rispetto del prossimo.
Riguardo alla vergogna, che ci fa desiderare l’apprezzamento degli uomini più che quello di Dio, Gesù così ci avverte: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc 9,26).
Riguardo alla paura di subire persecuzioni, o danni a causa della testimonianza che siamo chiamati a dare, Gesù cosi ci dice: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8,35b).
Riguardo alla mancanza di amore, dobbiamo ricordare che Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio sulla terra e che il Figlio ha condiviso fino in fondo questo amore. Dunque, se noi non ci adoperiamo per la salvezza degli uomini, noi non li amiamo e l'amore di Dio non abita in noi.
Riguardo all’ultimo punto, il falso rispetto umano, dobbiamo ricordare che quando un fratello cammina sulla via del peccato,  come giustificazione per non intervenire, non si può assumere con superficialità il principio del rispetto della sua libertà. La sua vera libertà, infatti, è adesione al progetto di salvezza che Dio ha su di lui: "in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,22)" (Caritas in Veritate - Introduzione, 1).

Dobbiamo perciò sempre insistere (cfr 2 Tim 4 ,2) per la salvezza dei nostri fratelli,  dobbiamo farlo con amore e con saggezza, ma dobbiamo   a farlo,  anche se ci costa sacrificio, come  San Paolo che si é fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno (1 Cor 22b).

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