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Messaggio del Vescovo alla Diocesi per la Pasqua 2010

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Messaggio alla Diocesi per la Pasqua 2010
Lasciamoci rinnovare dalla Pasqua del Signore

di S.E. Mons. Luigi A. Cantafora
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1. "
Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona" (Tt 3,1-2).
Le parole di san Paolo a Tito invitano ad inserirsi nella vita civile con uno stile cristiano, abitando la città con responsabilità, disponibili ad una prassi caratterizzata da ogni opera buona, cioè facendo verità nella carità e carità nella verità. La sottomissione e l'obbedienza alle autorità, cui richiama l'Apostolo, non sottraggono dal primato dell'obbedienza a Dio, piuttosto che agli uomini (
At 4,9) e dalla critica profetica all'idolatria del potere e al culto dell'imperatore (Ap 13).
Già il Nuovo Testamento ci fa cogliere che il cristiano vive nel mondo, nella storia; è però chiamato a non lasciarsi asservire da logiche mondane e perverse, ma a sapersi donare agli altri secondo logiche di amore e di servizio.

Così, in preparazione alla Pasqua, desidero rivolgermi a tutti i fedeli della Diocesi e agli uomini di buona volontà, per annunciare la Buona Notizia della morte e resurrezione del Cristo. Egli rinnova e rigenera la vita dei credenti e dona la vera speranza, che vince paura e rassegnazione; rende ciascuno di noi capace di collaborare all'edificazione della speranza di un mondo nuovo. Modello, fonte e sorgente della testimonianza del credente è l'agire di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, il suo amore radicalmente gratuito.
Il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2010 ci ha richiamati al fatto che ciò di cui l'uomo ha maggiormente bisogno non può essere garantito esclusivamente da quanto è esterno a lui. L'ingiustizia, pur avendo anche cause esterne, si radica nel cuore dell'uomo dal quale escono i propositi di male (
Mc 7,14ss).
Lasciamoci allora rinnovare dalla Pasqua: Cristo è venuto a risanare il nostro cuore, donando la vita «in riscatto per molti» (
Mt 20,28). I suoi discepoli, mossi interiormente dallo Spirito del Risorto, camminano sulle orme del Maestro, donando se stessi sulla via della croce.

2. È vero che il nostro contesto sociale non è rassicurante. Esistono strutture di peccato che ostacolano il bene della “città degli uomini” e la società civile fa fatica a scuotersi e a reagire con efficacia. Per non pochi uomini e donne, forti appaiono le difficoltà a divenire soggetti protagonisti ed occorre superare steccati, personalismi esasperati, interessi egoistici, critiche sterili.
La globalizzazione ci ha resi più vicini, ma meno solidali e più soli, con alcune ricadute negative per l'economia locale. Si avverte una crisi di etica nel mondo economico e politico, dove si assiste con preoccupazione all'esasperazione dei toni. Aumenta diffusamente la povertà e le famiglie vivono disagi e povertà sia materiali che morali.
Sono solo alcuni esempi indicativi di difficoltà, ma non dobbiamo lasciarci andare alla rassegnazione e all'immobilità. Con Sant'Agostino vi esorto: «Voi dite: Sono tempi difficili, sono tempi duri, tempi di sventure. Vivete bene e, con la vita buona, cambiate i tempi: cambiate i tempi e non avrete di che lamentarvi»
(Discorsi, 311,8).
La Pasqua di Risurrezione non ci lasci fermi, ci svegli dal sonno, ci trasformi, per ributtarci da uomini e donne nuovi nelle relazioni umane: «Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili» (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, 21 febbraio 2010, n° 19).

3. Ecco, viene la Pasqua del Signore! La Pasqua libera e apre alla responsabilità e alla giustizia, rinnova la vita del cristiano, della Chiesa e del mondo intero. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo significa uscire dall'idea irreale e irrealizzabile di una totale autosufficienza umana, e scoprire accanto a noi la trasformante presenza del Signore Risorto. Lui non ci lascia soli nel bisogno e nell'indigenza.
Allo stesso modo, anche il cristiano è spinto a non lasciare nessuno solo nel bisogno, per questo s'impegna a formare società giuste, dove tutti ricevano il necessario per vivere dignitosamente la propria esistenza e possano camminare da sé, senza ataviche dipendenze e schiavitù: l'assistenzialismo è ben diverso dalla doverosa solidarietà ed assistenza verso chi effettivamente non ce la può fare da solo.
In prossimità della Pasqua, noi vogliamo andare col pensiero al desiderio di cambiamento in meglio del territorio della nostra Diocesi di Lamezia Terme. Noi desideriamo relazioni umane e sociali migliori, una migliore economia ed ecologia. Una città migliore di certo avverrà se avremo uomini e donne rinnovati dalla Pasqua.
L'imminente passaggio elettorale, posto di fronte ai prossimi anni che si annunciano come cruciali, ci invita a interrogarci sui doveri dei cristiani nella vita pubblica!
Il territorio ha bisogno di persone generosamente dedite alla vita pubblica, che abbiano la caratteristica del tessitore, capaci di intrecciare trama e ordito, di ricomporre un tessuto sociale disfatto e diviso, che sappiano reintegrare tra loro i diversi strati e ceti sociali: «Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani, vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni» (Card. A. Bagnasco,
Prolusione al Consiglio Permanente della CEI, 25 gennaio 2010).
Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio, uomini e donne mossi dalla consapevolezza che l'amore pieno di verità non è da noi prodotto, ma da noi accolto. Uomini e donne capaci di gesti di riconciliazione e di ricomposizione che, rinunciando alla ricerca del solo consenso, sappiano volare alto. Questo atteggiamento scaturisce dalla vera conversione del cuore, da un cambiamento della mentalità, da una visione evangelica della vita e della storia.

4. Forse è proprio vero che, come altri uffici di servizio alla comunità, per essere ben svolto anche il servizio politico non si improvvisa dall'oggi al domani. Occorre formare coscienze evangelicamente adulte, radicate nella comunità, che si affaccino nel mondo civile sentendo forte la responsabilità di costruire una città sempre più a misura d'uomo e che quindi prendano decisioni secondo quei valori fondamentali, che «non sono negoziabili», quali il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme (Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, n° 83).
In tal senso i cristiani tengano in alta considerazione le due proposte che, attraverso il Progetto Amos, la Chiesa lametina offre a se stessa e al territorio:
la scuola diocesana di dottrina sociale della chiesa e formazione alla politica e il gruppo laboratorio e proposta della cittadinanza.
Il sogno è quello di avere uomini e donne rinnovati e innovativi, in questo senso nuovi, capaci di raccogliere, in un contesto di un marcato relativismo etico, l'appello urgente alla sana laicità e alla ricerca sincera del bene comune. Uomini e donne che sappiano coniugare l'annuncio del Vangelo con progetti di amore per la dignità e la libertà umana e per la fraternità e la giustizia sociale; capaci di denuncia del male e di rinuncia, mettendo in gioco la propria vita a servizio del bene comune.
Nei diversi documenti del magistero sul laicato, è forte l'invito rivolto ai cattolici a
non abdicare alla responsabilità della carità nelle cose sociali. È vero che il cristiano è sale e lievito e che non può confondersi con la pasta, ma è altrettanto vero che se il sale, cioè i politici cattolici,diversamente collocati, perdono il loro sapore, cioè smettono di professare e difendere la verità profonda sull'uomo, la Chiesa non solo ha il diritto ma il dovere di risvegliare ciò che è assopito.
Quando i cittadini cristiani rinunciano alle proprie responsabilità politiche, magari rischiando di persona, omettono di apportare il loro originale contributo facendo mancare
pozzi da cui attingere, risorse vive per il rinnovamento della politica.
Come la Tradizione insegna, i cristiani non devono tirarsi indietro di fronte alle responsabilità della cosa pubblica: noi non siamo apolidi, ma cittadini che, pur avendo una patria eterna in cielo, dimoriamo e amiamo una patria terrena in cui costruire giustizia e bene comune.
Arriva la Pasqua del Signore. Lasciamoci rinnovare dalla potenza salvifica della morte e resurrezione del Cristo che tutti trasforma intimamente come donne e uomini nuovi, impegnati per il prossimo anche nella città: «Ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d'incidenza nella polis» (Benedetto XVI,
Caritas in Veritate, 29 giugno 2009, n° 7).
Siamo chiamati a vivere la cittadinanza e non la sudditanza, e anche per questo a sostenere e incoraggiare coloro che sono investiti di autorità tramite la preghiera e il consiglio franco e fraterno.
Si fa strada in noi il desiderio di un mondo nuovo, più umano e solidale. Viene la Pasqua del Signore.

+ Luigi, vescovo

Lamezia Terme,19 Marzo 2010
Solennità di San Giuseppe

Famiglia Missionaria San Nicodemo

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30 Marzo 2010


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